venerdì 23 settembre 2011

Perché non proviamo a ripensare alla mobilità a Pescantina?



Interessante proposta di Lorenzo:




Oramai col costante aumento della popolazione, anche Pescantina si trova stretta nella morsa del traffico. Ad ora non è stato preso in considerazione nessuna alternativa alla mobilità che attraversa quotidianamente il nostro paese, se non quella di deviare il traffico spostando il problema .
E allora perché non prendere spunto da altre realtà che invece da molti anni stanno cercando di risolvere almeno in parte il problema?
In molte città dei paesi del nord ci si è chiesti se è possibile vivere senza auto.
Sono così sorti quartieri in cui l’uso dell’auto è praticamente inesistente.
Chiaramente, per far si che la gente cambi abitudini, bisogna offrire loro delle valide alternative.
Queste alternative possono essere la bicicletta, creando piste ciclabili sicure (non la classica riga gialla) e che hanno la precedenza su tutti i mezzi privati a motore, dare agevolazioni di tasse a chi rinuncia al possesso di un’auto privata, mettere a disposizione mezzi pubblici che collegano le varie località il più frequentemente possibile, magari con mini bus ecologici e altri spunti che si possono prendere dall’articolo qui sotto riportato o anche da altre fonti.
Considerando che Pescantina è in continua crescita, penso che l’amministrazione potrebbe anche prendere in considerazione il fatto di costruire si, ma in modo diverso.


GERMANIA. Due anni fa, Il Contesto si domandava in un numero dedicato alla mobilità sostenibile se fosse possibile vivere senz’auto. In Germania questa possibilità sembra sia stata presa davvero sul serio, con la costruzione di quartieri appositamente pensati per famiglie e individui che rinunciano, contratto alla mano, a possedere e usare un’automobile.
Un ciclista a Bonn, Germania. Foto di Simone Natale

Un ciclista a Bonn, Germania. Foto di Simone Natale
Complessi abitativi di questo genere sono sorti in numerose città tedesche, tra cui Berlino, Monaco di Baviera, Amburgo e Colonia. In quest’ultima città, ad esempio, è stato da poco costruito il nuovo quartiere residenziale Stellwerk 60, esteso su una superficie di quattro ettari, che comprende 450 unità abitative. Per abitarvi, è necessario impegnarsi a rinunciare all’utilizzo dell’automobile. Gli unici veicoli ammessi a circolare sono ambulanze e macchine della polizia, i soli parcheggi sono quelli destinati ai visitatori e a un servizio di car sharing. Un progetto simile è stato lanciato nel 1999 nel quartiere Messestadt Riem di Monaco, costruito su terreni in precedenza occupati da un aeroporto. Si trattava inizialmente di 102 unità abitative, alle quali ne sono state aggiunte altre 95 nel 2009.

Autofrei Wohnen
Il sito internet di Stellwerk 60 promette appartamenti dai 60 ai 105 metri quadri, assieme alla possibilità di scambiare “lo stress, il rumore e i fastidi del traffico con più spazi verdi, più rapporti con la comunità, più sicurezza”. Tra i vantaggi, inoltre, c’è la possibilità di usufruire di affitti e prezzi di acquisto più bassi rispetto ad appartamenti tradizionali, grazie al risparmio di spazio dovuta alla mancanza di parcheggi e garage.
Il concetto di “autofrei Wohnen”, vivere senz’auto, risale addirittura agli anni Settanta. I primi esperimenti sono stati lanciati da piccoli gruppi di famiglie, che decidevano di rinunciare per brevi periodi di tempo alle proprie automobili. Da questa idea iniziale sono nati negli anni Novanta i primi esperimenti di quartieri “autofrei”, non solo in Germania, ma anche in altre città dell’Europa centrale e settentrionale, come Amsterdam e Vienna.
Markus Heller, architetto e presidente di Autofrei Wohnen a Berlino, ha discusso di recente le prospettive di quest’idea in un convegno a Montreal in Canada dedicato alla mobilità alternativa all’automobile. Secondo Heller, si possono distinguere tre generi di soluzioni. La prima è quella presa da quartieri che si limitano a spostare i parcheggi al di fuori della zona residenziale, mantenendo la circolazione su quattro ruote fuori dai confini del quartiere. La seconda, chiamata “car-lite”, prevede un misto di abitazioni autofrei e non autofrei, che danno agli occupanti delle prime i vantaggi economici di non dover contribuire alle spese dei posti auto. La terza categoria, quella propriamente definitiva autofrei o carfree, accoglie invece esclusivamente inquilini che rinunciano a possedere una vettura, e possono comunque contare solo su servizi di car-sharing.

Da oggi, rinuncio alla vettura
E’ possibile vivere senz’auto? L’esperienza dei quartieri autofrei sembra dimostrare che la risposta sia positiva, ma sempre a determinate condizioni. C’è innanzitutto il vantaggio economico, che viene sempre sottolineato in tutti i progetti di quartieri carfree, ed evidentemente è un fattore importante per attirare nuovi inquilini. Bisogna, poi, avere un sistema di trasporti pubblici efficiente, in grado di aiutarti negli spostamenti brevi. Infine, di recente, proprio a Montreal, dei progetti di quartieri senz’auto proposti dall’amministrazione cittadina sono stati accusati di essere accessibili solo a ceti molt agiati. Vivere senz’auto, insomma, potrebbe essere anche un lusso.
Ad ogni modo, persino prima dei soldi, c’è bisogno della volontà politica. In Italia sta forse cominciando a muoversi qualcosa, con i progetti di bike sharing lanciati in alcune città e una sempre maggiore consapevolezza del problema da parte della popolazione. Gli anni di ritardo non sono pochi. Per iniziare, ci si accontenterebbe quasi di essere nella situazione della Germania degli anni Settanta, quando nascevano i primi progetti autofrei. Cominceremmo, piano piano, a prendere in considerazione l’idea che è davvero possibile vivere senz’auto. 



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