E' già possibile firmare presso l'ufficio anagrafe dei comuni di: Bussolengo, Pescantina, S. Ambrogio V.la. A Sona e negli uffici staccati di Lugagnano. Un grazie agli uffici per la disponibilità.
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Il
13 novembre il comitato promotore della campagna "Libera la Domenica"
ha presentato e depositato in Cassazione la proposta di legge di
iniziativa popolare per far tornare nell’ambito regionale i poteri di
decisione sulle aperture domenicali e cambiare una normativa che sta di
fatto penalizzando le piccole e medie imprese. L'iniziativa è stata
promossa da Confesercenti, Federstrade con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana e di alcuni regioni tra cui il Veneto come dimostra la lettera di favore all’iniziativa a Firma dell' Assessore all'Economia e Sviluppo del Veneto Marialuisa Coppola.
Le
liberalizzazioni delle aperture contenute nel decreto "Salva Italia"
non hanno dato i risultati sperati: in un anno il cosidetto "sempre
aperto" non ha aumentato né i consumi, passati dal +0,1% al -3,2%, né è diminuita la disoccupazione passata dal 8,5% al 10,8 %.
A crescere sono stati solo i costi di gestione e l’impegno di piccoli e
medi imprenditori e lavoratori: “senza una nuova legge, nei prossimi
anni, si corre il rischio che altri negozi chiudano, i nostri centri
storici muoiano e le nostre città diventino sempre più vuote e meno
sicure, a dirlo è Alberto Sabbadin, rappresentante del Gruppo Diritti e
Ambiente di Verona. Appoggiamo questa iniziativa di legge popolare
perché vogliamo tutelare il principio del riposo domenicale per la
famiglia di lavoratori e imprenditori, evitando che vadano persi quei
valori etici e religiosi fondamento della nostra società seguendo il
messaggio lanciato dal Papa al congresso mondiale delle famiglie a
Milano ''Dobbiamo essere capaci di rinunciare al lavoro la domenica per
godere del valore della gratuità''. Chiaro anche il messaggio
dell'arcivescovo Giancarlo Bregantini '' Sarebbe
bello se, in vista di questa giornata, i parroci radunassero i
commercianti che vivono e lavorano nel territorio parrocchiale. Queste
firme saranno un punto di arrivo e un punto di partenza''.
Le imprese a conduzione famigliare, ad esempio, per sostenere la concorrenza, dovrebbero disporre di almeno
due dipendenti, con un costo annuo di circa 60 mila euro, questo perché
con il decreto oltre all'apertura domenicale si sono visti aumentare
anche le ore di apertura al pubblico.
Perché
quindi non aprire alla domenica anche asili, scuole e uffici pubblici
esistono forse lavoratori con differente dignità? Nei centri
commerciali, dove la testimonianza degli esercenti dimostra come il
fatturato domenicale non copre le spese di gestione e dei dipendenti, il
lavoratore è costretto a lavorare con la massima flessibilità e senza
alcun indugio con orari imprevedibili ed imposti, altrimenti, in nome
della crisi, quella è la porta.
In
alcune realtà i Comuni hanno cominciato a dialogare con le Associazioni
di categoria e Sindacati, per promuovere e sostenere, in modo
sinergico, l’iniziativa di “LiberaLaDomenica” e cominciare a resistere
alle aperture durante le feste.
A
sentire alcuni operatori della Grande Distribuzione Organizzata,
continua Sabbadin, da noi intervistati, l'apertura domenicale deve
essere un'eccezione studiata in funzione alle tradizioni specifiche
dell’area geografica considerata, così come funzionava in passato, non
diventare una consuetudine che costringe tutti a tenere aperti
trasportati dall’effetto domino della concorrenza. Dalla pubblicazione
in Gazzetta ufficiale deve seguire la raccolta di 50.000 firme in tutta
Italia, che proseguirà per sei mesi in sinergia con le diocesi e le
parrocchie. Sul nostro sito www.dirittieambiente.blogspot.it è possibile seguire l'iniziativa e conoscere, dove, come firmare ed ogni altro dettaglio.
Gruppo Diritti e Ambiente
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