CAVAION. Tantissimi giovani alla serata organizzata da «LiberaMente» e «La Nebbia e la Neve» «Attenti, la mafia ha messo radici sul lago: guai piegarsi»
Camilla Madinelli
L´allarme lanciato da Calasanzio impegnato contro Cosa Nostra
La legge non ammette ignoranza. E nemmeno la mafia, secondo il giornalista e scrittore Benny Calasanzio, 27 anni, autore del libro inchiesta «Mafia Spa» e di «Capitano Ultimo» invitato a Cavaion dall ´associazione di giovani LiberaMente e dal blog «La Nebbia e la Neve» per parlare di cemento, ambiente e organizzazioni criminali. «La mafia è anche “cosa nostra”, sta mettendo radici sul lago di Garda e nella provincia di Verona», annuncia Calasanzio. «Dire che siamo sotto attacco della mafia significa essere responsabili, non significa danneggiare il turismo, diffamare un territorio o creare allarmismo. Se vogliamo combattere le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nei traffici legati a droga, estorsione, usura o prostituzione, dobbiamo ammettere il problema, chiedere aiuto». E ancora: «Ogni grande appalto attira gli appetiti mafiosi e servono strumenti per contrastarli. Non sono qui per accusare, ma per cercare alleanze». Guardare in faccia la realtà e cercare di capire cosa succede, secondo Calasanzio, è il primo passo da parte di tutti. Non servono eroi, ma «uomini e donne perbene, disposti a essere razzisti verso chi appartiene a un ´organizzazione criminale. La chiesa li scomunica, noi che facciamo?». Due le armi a disposizione: «Informazione e cultura», dice Calasanzio, «l´omertà non ha nazionalità e la paura, purtroppo, è universale. Invece è il momento di svegliarsi». Siciliano di nascita, ha scelto di vivere a Verona e ci vuole restare. Ha deciso l´impegno contro la mafia per onorare la memoria di zio e nonno, Paolo e Giuseppe Borsellino, 32 e 52 anni, uccisi dal clan dei corleonesi a Lucca Sicula (Agrigento) nel 1992 perché si erano rifiutati di cedere ai ricatti. Pensava di essersi lasciato dolore e rabbia alle spalle, Calasanzio, di potersi dedicare ad altro nella sua vita. «Qui a Verona, invece, ho ritrovato una mafia coraggiosa, spregiudicata, arrogante», afferma, «che pensa di poter fare quello che vuole senza trovare ostacoli». S´è messo a scrivere libri e articoli, spiegando ai veronesi perché non possiamo e dobbiamo chiamarci fuori. Il suo è un invito-appello: «Non fatemi vivere in una terra dove lasciamo carta bianca ai mafiosi», dichiara, «tra 10 anni la mafia vi condizionerà la vita, farà morire l ´economia locale». La Sala Civica al Torcolo è gremita di giovani. In seconda fila il sindaco Lorenzo Sartori e il suo vice Luigino Caldana, presenti anche i tre consiglieri di minoranza Sabrina Tramonte, Corrado Mancini e Roberto Righetti. Sartori ammette una certa preoccupazione: «Ogni volta che appaltiamo un´opera non sai mai chi vince e per i Comuni è difficile controllare, sarebbe molto meglio far lavorare le aziende del territorio, ma la legge sugli appalti andrebbe rivista. Intanto come possiamo fare?», domanda all´ospite. Calasanzio: «Al minimo sospetto, rifugiarsi da chi di dovere». In ballo a Cavaion, intanto, c´è il Pat, piano di assetto del territorio. Jacopo Righetti di LiberaMente (80 soci in meno di due mesi) ha colto l ´occasione per chiedere al sindaco una presentazione pubblica del Piano, per discuterla insieme dopo un anno di concertazione giudicata insoddisfacente. «Non sono stati resi noti dati sullo sviluppo edilizio del paese per i prossimi 10 anni e non è stata resa pubblica la bozza», dice Righetti invocando «maggiore dialogo e trasparenza». Disponibile il sindaco: «Lo faremo ma non fermiamoci alle volumetrie. Il Piano comprende molti aspetti
0 commenti:
Posta un commento