giovedì 22 dicembre 2011

STOP al consumo del territorio nel comune di Verona - Alberto Sabbadin


La distruzione del territorio è diventata un emergenza, ma salvarlo è ancora possibile. L’ultimo Piano degli Interventi approvato prevede nel comune di Verona 2.000.000 di mc di residenziale, quando esistono circa 10.000 appartamenti sfitti disponibili da subito. Gli interventi contenuti nel piano sono frutto di una sbagliata valutazione per eccesso sia della crescita demografica negli anni a venire sia di quella economico-commerciale, il tutto accompagnato dalla dissemina su tutto il territorio di interventi senza disegno che seguono più la logica degli interessi degli investitori privati che dei cittadini veronesi. La nostra città si sta avviando verso quel fenomeno di marmellata urbanistica che in gergo tecnico viene chiamato “sprawl” urbano. La dichiarazione del vicesindaco, nonché assessore all’urbanistica, Giacino, sul consumo del territorio come strumento utilizzato per incentivare la ripresa e affrontare la crisi, fa cascare veramente le braccia per il semplice motivo che negli ultimi anni una delle soluzioni per rilanciare l’economia la si sta ricercando all’incontrario, dicendo STOP al consumo violento del territorio, attraverso investimenti sulla green economy il cui sviluppo, correttamente incentivato, può portare ad una importante creazione di nuovi posti di lavoro: basti pensare ad una futura modernizzazione delle vecchie costruzioni riadattandole a classi energetiche più alte attraverso la coibentazione, i tetti fotovoltaici, la geotermia, ecc… A rimpinguare le casse del comune in questo modo sono capaci tutti, la sfida oggi è avere buone idee per farlo; questa amministrazione comunale usa ormai il territorio veronese come un bancomat dove prelevare denaro ad ogni evenienza e Tosi dovrebbe prendere esempio dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. Lo scorso giugno infatti è stato approvato a Firenze il nuovo piano strutturale della città che definisce delle linee di sviluppo basate sul concetto di costruire a “volumi zero”, cioè utilizzando edifici dismessi senza consumare nuovo suolo e il tutto all’insegna dello slogan:…. volumi urbanistici zero, recupero dei contenitori dismessi, nuove aree verdi a 10 minuti da casa per ogni cittadino.
Dal nostro Piano degli Interventi si capisce inoltre che anche la politica di costruzione pensata a recupero delle aree commerciali dismesse di Verona Sud risulta mal pianificata. Per fare un esempio, la costruzione alle ex Officine Adige di pirelloni alti più di cento metri, destinati ad ospitare soprattutto attività commerciali, significa intensificare in maniera spropositata la presenza di persone ed attività del contesto in cui vengono inseriti e, quindi, aumentare il traffico, i parcheggi, con il conseguente appesantimento della già precaria viabilità veronese, per non parlare dell’inquinamento che peggiorerà ancora di più la qualità dell’aria in città.
Sono convinto però che a causa dell’attuale crisi economica, parte del territorio destinato al Piano degli Interventi, nei cinque anni della sua attuazione, non sarà oggetto degli investimenti dei privati per mancanza di fondi. Per questa parte di territorio, che non cadrà nelle mani dei costruttori, sarebbe necessario impegnarsi per cercare di riconvertire la destinazione d’uso verso soluzioni rivolte al bene comune dei cittadini e non dei singoli privati. Un esempio è la zona dello stadio, dove l’amministrazione comunale ha pensato bene di destinare i lotti adiacenti la scuola Materna Statale di via Pirandello, a palazzi di sette piani invece di prevedere un parco pubblico attrezzato per i bimbi della scuola.



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