MEA CULPA E DISTRUZIONE. Il presidente della Regione ha scritto una lettera aperta nell'anniversario dell'alluvione.
«Politica sorda agli allarmi. Ora il Veneto va ripensato»
«Per molti anni», ha detto, «è stato fatto un cambio che pareva giusto: terra in cambio di cemento e di ricchezza»
Il presidente Zaia durante l'alluvione un anno fa nell´est veronese |
Con le immagini della distruzione in Liguria che rendono più doloroso il primo anniversario dell'alluvione in Veneto del 2010, il presidente Luca Zaia ha scritto una lettera aperta agli abitanti della regione, per condividere la necessità di un cambio di passo sulla prevenzione idrogeologica e un ripensamento dello sviluppo.
«Care Venete e cari Veneti...», ... «dobbiamo cambiare passo», scrive Zaia, ritenendo anche necessario «dirsi qualche verità scomoda»: come il fatto, ad esempio, che l'attuale assetto normativo rende difficile costruire grandi difese, che bisognerà trovare risorse economiche ingenti «in tempi di vacche magrissime», e far capire alle comunità residenti nelle zone interessate dalle casse di espansione che queste aree potranno essere allagate, e non vi si potrà più edificare, o dovranno essere coltivate diversamente da adesso. Serve quindi una progettualità radicata «alle esigenze della realtà vera».
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. Inascoltati dai tecnici che, a diversi livelli di responsabilità, hanno comunque avallato i nostri piani regolatori». «Oggi, che abbiamo a disposizione metà dei bilanci di allora - prosegue - l'errore sociale appare ancora più grave, anche se le responsabilità hanno gradi diversi». Ecco quindi la proposta di Zaia ai veneti: «se ci vogliamo rimettere in sesto - scrive - dobbiamo immaginare il doppio della fatica, avendo a disposizione la metà dei soldi e giocandoci la partita a tempo ormai scaduto. Non sto parlando soltanto delle aree andate sott'acqua nel 2010: c'è da chiedersi che cosa accadrebbe al bacino del Piave di fronte a una riedizione del dramma del '66». «È tutto il Veneto - insiste Zaia - che dev'essere ripensato». Per molti anni, secondo il governatore, è stato fatto un cambio «che pareva giusto: territorio in cambio di ricchezza. Terra, in cambio di cemento; spazio, in cambio di capannoni. Non ci sono da una parte i "cattivi" e dall'altra gli "innocenti". Tutti dobbiamo diventare corresponsabili delle nostre vite, della nostra casa, della nostra terra, del nostro ambiente».
«Oggi - conclude Zaia -, siamo a un altro bivio della storia. Dobbiamo tornare a progettare, ma senza la superbia dell'uomo moderno, la difesa delle nostre esistenze e delle nostre case», pur nella consapevolezza che anche una volta che tutto sia stato riprogettato, rifinanziato e ricostruito, vi sia «la sicurezza globale, perchè la natura è sempre più forte di noi». «Possiamo, vogliamo e dobbiamo farcela. Ma per riuscirci - sottolinea - dobbiamo tornare a essere comunità.
Nessuno ce la farà da solo, così come nessuno si salva scaricando responsabilità e problemi nel giardino del vicino di casa». «La Regione - conclude Zaia - è pronta ad assumersi responsabilità e oneri. Ma dietro l'istituzione è necessario un nuovo patto che riguardi tutta la comunità».
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