«Nella storia infinita della cava “Bardoline Alte”, le istituzioni – Regione, Provincia e Comune – hanno dimostrato una totale incapacità nel difendere i cittadini e in particolare l’interesse pubblico da quello privato. Ormai i residenti della zona sono esasperati». Così il capogruppo regionale di Italia dei Valori Gustavo Franchetto, con un’interrogazione depositata oggi in Consiglio regionale, ritorna sulla vicenda della cava di Pescantina, in provincia di Verona.
«Tar, Consiglio di Stato, sentenze a favore e contro. A tutt’oggi la Bardoline Alte, con un ordine di chiusura per fine 2008, è in piena attività, con disagi sempre più dilatati. L’interesse privato – afferma Franchetto – quello della ditta che coltiva la cava, soffoca il diritto di decine di famiglie continuamente vessate da rumori, polveri e traffico pesante. La semplice azione del vento solleva e mantiene in sospensione una notevole quantità di polveri, oltre all’impatto ambientale negativo degli enormi cumuli di terra vicini alle abitazioni. La popolazione rivendica il proprio diritto alla salute, alla qualità della vita, alla salubrità dell’ambiente».
La storia della cava di ghiaia nasce nel lontano 1981 e doveva concludersi a fine 1990. Invece, proroga dopo proroga, si arriva prima al 2004 e poi a fine 2008. Gli abitanti della zona, riuniti in un comitato, vedono la fine di un incubo durato 27 anni, ma non è così. «Passa quella data – scrive il politico veronese – e la cava prosegue la sua attività, come se niente fosse, aggiungendo al disagio dello scavo un impianto di frantumazione di inerti (materiale di recupero da demolizioni e proveniente da cantieri edili) ». Franchetto chiede alla Giunta Zaia: «Come sia possibile che un’attività di questo tipo insista, per oltre trent’anni, su di un contesto abitato e cosa pensa di fare per mettere fine a questa indecorosa vicenda, prima che il comitato dei cittadini manifesti la propria ribellione con azioni ancora più eclatanti?».
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